Così parlò Pier Luigi Bersani:
“Voterò a favore, ma non trasformiamo il pronunciamento sul referendum
istituzionale in un ‘Sì’ e in un ‘No’ cosmici”.
Si sa che il consenso di
Bersani si estende poi anche all’Italicum, alla legge elettorale che annulla
ogni proporzionalità nella rappresentanza e riduce il parlamento ad una
funzione ornamentale e ad una ridotta del partito vincente.
Se non suscitasse un senso di
pena, ci sarebbe da sganasciarsi dalle risate di fronte alla disarmante
inconsistenza della cosiddetta opposizione interna al Pd.
Costoro, come pugili suonati,
abbozzano su tutto, e indispettisce il loro pavido disquisire su insignificanti
dettagli formali, mentre in gioco c’è il destino della democrazia in Italia,
mentre è in pieno dispiegamento il tentativo di sopprimere la divisione dei
poteri (legislativo, esecutivo, giudiziario), mentre Renzi e la sua banda stanno
attuando il mostruoso progetto di concentrare tutto il potere politico nelle
mani di una minoranza assoluta e di ri-trasformare il parlamento nel “bivacco
di manipoli” di mussoliniana memoria.
Ciò di cui stiamo parlando è –
in definitiva – il più grave attentato alla Costituzione della storia
repubblicana, oggi messa a rischio di sopravvivenza.
Ma la ridicola “sinistra” (si
fa per dire…) del Partito democratico chiede solo di “tenerla bassa”, di non
alzare i toni, di nascondere il più possibile la polvere sotto il tappeto, di
tacere la mutazione autoritaria che si sta producendo, temo irreversibilmente,
nell’architettura istituzionale del Paese.
Tuttavia dobbiamo esserne
consapevoli: trent’anni di spoliticizzazione di massa, di decerebrazione di
un’opinione pubblica ridotta ai minimi termini, colonizzata dall’invasività
della televisione e da un’informazione mainstream in grandissima parte
omologata e corriva al potere, rischiano di generare un’ipoteca pesante sull’esito
della battaglia che abbiamo intrapreso.
Troppi non hanno la
percezione della gravità estrema cui è giunta la situazione e di quanto
importante sia la posta che è in gioco.
Dovremo perciò lavorare
intensamente, in queste settimane, battendo il chiodo, ancora e poi ancora, su
argomenti divenuti ostici ai più, eppure così decisivi per la vita di ciascuno
e per il futuro di questo paese.
Dobbiamo raccogliere le firme
per l’abrogazione dell’Italicum, con una determinazione ed un impegno ancora
maggiori, perché il tempo stringe.
Dunque, bando alla
rassegnazione, come sempre principale alleato dei lestofanti che speculano
sulla passività e sulla rinuncia all’idea che le cose si possono cambiare.
La corrente, è vero, tira da
un’altra parte, ma i giochi non sono fatti.
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