C’è una costante che si
riproduce inesorabilmente, nel caso Regeni come nei rapporti con Daesh. Si
tratta del cinismo, della cattiva coscienza, della stucchevole ipocrisia con
cui il governo italiano si muove su entrambi i fronti.
Giulio Regeni, come hanno
capito anche i bambini, è stato massacrato dalla polizia o dai servizi del
regime egiziano perché aveva indagato, visto, scoperto cose che non doveva
vedere né, tanto meno, divulgare. Il maldestro ma recidivante depistaggio messo
in atto dalle massime autorità di quel paese lo dimostra in modo inconfutabile.
E’ vero: i Pm italiani non hanno abboccato all’insultante commedia. Renzi e il
suo amico Alfano non fanno che ripetere che “non ci accontenteremo di verità di
comodo”. Ma – c’è un ma grande come una casa – dove è disposto ad arrivare il
governo italiano per ottenere quella verità? A farne una questione di Stato? A
incrinare seriamente le relazioni diplomatiche con il “paese amico”? E,
soprattutto, a compromettere i cospicui affari che le imprese italiane, Eni su
tutte, coltivano all’ombra delle piramidi? E’ lecito dubitarne, perché le
rassicurazioni sono seguite da una tiepidezza estrema che fa capire che c’è una
soglia che non sarà superata. Lo sa chi ci governa e lo sa perfettamente anche
Al Sisi che si permette questa indecente messa in scena.
Lo stesso accade sul fronte
della cosiddetta lotta al terrorismo.
Che la Turchia, solidissimo
alleato europeo, acquisti il petrolio di Daesh; che attraverso il suo territorio passi praticamente di tutto:
uomini, armi, rifornimenti, operazioni finanziarie; che l’Arabia Saudita, alla
quale l’Italia venda sistemi d’arma impiegati per l’aggressione allo Yemen e che
questa protegga, finanzi, sostenga l’Isis sono fatti sotto gli occhi di tutti.
Nella loro ingaggio contro l’escalation
terroristica, L’Italia, l’Europa, gli Stati Uniti non fanno sul serio, con
buona pace delle lacrime di Federica Mogherini di fronte alla strage di
Bruxelles.
E’ tutto nel conto, anche la strategia
della paura a cui si replica con la guerra all’esterno e la stretta autoritaria
e liberticida all’interno. Il resto è fumo negli occhi.
Una volta, per rendere accettabili le
proprie guerre, l’Occidente raccontava che si trattava di “esportare la
democrazia”. Oggi che quel velo di menzogne è stato strappato si vedono gli
effetti sconvolgenti di una barbarie senza fine.
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