L’Isis e la coscienza sporca dell’Occidente

Più di chiunque altro è stato Flavio Scaglione, vicedirettore di Famiglia cristiana, a sbugiardare le ipocrisie e le menzogne propalate dai governanti europei e dalla stampa loro asservita dopo la strage che ha insanguinato Parigi; a spiegare senza mezzi termini che il califfato è stato un’invenzione del “civile” Occidente; che esso è il frutto marcio delle sporche guerre condotte dalla Nato o direttamente dagli Stati uniti in Iraq, in Afghanistan, in Libia, in Siria; che esso è servito e tuttora serve innominabili interessi e volontà egemoniche; che le barbarie di cui si macchia sono finanziate dalle monarchie arabe, solide alleate di Stati uniti e Francia e con le quali gli Stati ricchi e i capitalisti di mezzo mondo fanno affari vendendo loro le armi con cui gli uomini dell’Isis compiono le carneficine che suscitano lo sdegno peloso di governanti impettiti, ora pronti ad intonare gli inni nazionali, a giurare pronte vendette e a preannunciare svolte autoritarie in patria.
Ora che il vaso di Pandora è stato scoperchiato e che la bestia si rivolta contro il suo creatore ascoltiamo propositi di guerra totale (la sola lingua che costoro sanno parlare), ma nulla si ode di ciò che si dovrebbe fare davvero, e cioè recidere i propri ignobili legami e affrontare le grandi questioni lasciate colpevolmente marcire: quella palestinese e quella curda.
E ce n’è anche per la nostra gente. Il moto di sdegno per la strage di Parigi è autentico e sincero. Viene da un sentimento profondo di solidarietà e di medesimezza umana. Che tuttavia non scatta quando ad essere colpiti sono altri, più lontani, a cui evidentemente non si riconosce la stessa qualità umana.
Possiamo sentirci tutti “Charlie Hebdo”, o “tutti francesi”, ma non “tutti russi”, o “tutti libanesi”; men che meno “tutti migranti”. Eppure c’è un’intera porzione di umanità che è preda di una quotidiana mattanza: donne, uomini, bambini che fuggono dai teatri di guerra e pagano nel modo più feroce il prezzo della politica predatoria del mondo ricco, pronto a piangere su se stesso, ma che indifferente volta loro le spalle.

16 Novembre 2015

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