L’ipocrisia violenta del “Family day”

Tutta l’area del fondamentalismo cattolico si è mobilitata nel tentativo estremo di negare un diritto di civiltà: il riconoscimento formale, giuridico, delle unioni di fatto, siano esse etero che omosessuali.

Sabato hanno manifestato a Roma con i toni arroganti e minacciosi, tipici dei fautori dello stato etico, coloro che credono che la legge debba – sempre e comunque – obbedire ai propri precetti religiosi: retaggio di una concezione teocratica, in fondo violenta, che vorrebbe imporre a tutti la stessa concezione della famiglia, delle relazioni interpersonali, anche a costo di negare diritti elementari, come quello all’adozione di bimbi che siano figli di uno dei due partner conviventi, o come quelli  patrimoniali, del tutto indifferenti al fatto che così si procurino patenti ingiustizie e sofferenze ad una parte dei cittadini.

Come per il delicatissimo tema dell’eutanasia, costoro pensano di potere disporre delle vite degli altri, di tutti gli altri, nel nome della legge di Dio che essi usano a proprio uso e consumo, come una clava contro chi non vi si riconosca o non ne dia l’interpretazione che vige nella più dura ortodossia clericale.

Nulla importa, a costoro, che dietro questo impasto ideologico si nascondano le più basse ipocrisie, che tanti fra coloro che ostentano pubblicamente le proprie virtù pratichino in privato i propri vizi e cavalchino e manipolino un senso comune prigioniero di antichi retaggi culturali.

Fateci caso: avete mai visto questa gente battersi contro la guerra? Li avete mai trovati a fianco degli oppressi e degli sfruttati? Li incontrate mai quando si tratta di difendere i beni comuni dalla voracità predatoria dei ricchi? Gli avete mai sentito pronunciare una sola parola contro la strage permanente dei migranti?


All’opposto di ciò che spacciano questi catecumenali con la spada in mano, credo che semmai dovesse esistere un Dio non andrebbe al Family Day, ma parteggerebbe perché qualunque tipo di amore trionfi su tutto.

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