L’Egitto è qui

Siamo ancora inorriditi per il massacro impunito di Giulio Regeni, per la complicità vigliacca con cui il dittatore egiziano ha coperto quell’atto, certo non isolato, di barbarie.
Ieri è tornato sulla vicenda Mattarella, il presidente della Repubblica, assicurando per l’ennesima volta che non ci arrenderemo nella ricerca della verità: una verità che in cuor proprio ognuno di noi conosce.

Ma neppure per Giuseppe Uva, torturato e ucciso mentre era nelle mani di carabinieri e poliziotti, esattamente come per Stefano Cucchi e per Federico Aldrovandi c’è stata giustizia, qui in Italia.
Indagini lacunose, depistaggi e una sentenza scandalosa e oggettivamente pilotata hanno mandato assolti gli assassini che compiono l’ulteriore oltraggio di ridersela alla lettura del responso dei giudici che li ha sollevati da ogni responsabilità perché, così si legge nell’incredibile formula assolutoria, “il fatto non sussiste”.

Anche in questo caso la Costituzione italiana è stata stracciata.
La Costituzione che all’articolo 13 afferma solennemente che “la libertà personale è inviolabile” e che “è punita ogni violenza fisica e morale sulle persone comunque sottoposte a restrizioni della libertà”.

Ma in nessuno di questi casi abbiamo sentito levarsi da parte del governo o dai rappresentanti delle istituzioni una voce di solidarietà, di vicinanza alle famiglie che fosse di sprone a chi con scrupolo e giusta severità aveva il dovere di indagare, senza omertà e connivenze, anche per colpire comportamenti delle forze di polizia che l’impunità incoraggia a perpetuare, per tagliare il marcio che lì dentro si trova e che troppi, pure in divisa, coprono con i propri silenzi, quando non con l’aperta complicità.

Oggi, invece, Lucia Uva, la coraggiosa sorella di Giuseppe, è sola. Ma continuerà la sua battaglia, sebbene del tutto priva di risorse economiche, e sebbene la Costituzione, ancora una volta ignorata, preveda che “sono assicurati ai non abbienti i mezzi per agire e difendersi davanti ad ogni giurisdizione”.


Uno Stato sano, democratico, si preoccupa di entrare in risonanza con i propri cittadini, di difenderli come titolari di diritti. Uno Stato autoritario invece li tratta come sudditi, ne oltraggia ogni giorno la dignità e difende solo se stesso.

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