Le lotte di classe in Francia

Da quasi dieci giorni i lavoratori francesi hanno ingaggiato ad uno scontro campale contro il governo di Manuel Valls, contro il presidente Hollande, contro la Loi de travail, fotocopia del  famigerato Jobs act  renziano.
A differenza della stupefacente inerzia del sindacato italiano che ha digerito in questi anni ogni sorta di porcherie senza battere ciglio, la Cgt sta guidando un imponente movimento di massa, a colpi di scioperi che stanno intensificandosi ed estendendosi ad ogni settore produttivo del paese.
Lì, evidentemente, il conflitto sociale non è stato messo al bando, non è stato bollato come sinonimo di disordine, di patologia dei rapporti sociali, come invece è accaduto da noi, da parte delle stesse organizzazioni che avrebbero dovuto promuoverlo e guidarlo.
Lì vive ancora la persuasione che contro la sopraffazione del lavoro è giusto ed è necessario ribellarsi e combattere, non attraverso sporadiche e poco più che simboliche manifestazioni, ma attraverso una mobilitazione di massa e il ricorso sempre più esteso allo sciopero, come fondamentale strumento di difesa e di attacco che i proletari hanno a disposizione per difendersi e contrattaccare.
Si capisce la preoccupazione dell’oligarchia finanz-capitalista europea che, dopo la Grecia, vede esplodere la rivolta nel cuore d’Europa e sente messo seriamente in discussione il dogma imposto a tutti popoli del vecchio continente, quello secondo cui non c’è diritto, non c’è conquista sociale, non c’è bene comune che non possano essere sacrificati al superiore interesse privato, al profitto, che non riconosce altra regola se non quella propria e cioè la ricerca della massima remunerazione del capitale investito: con ogni mezzo e abbattendo ogni ostacolo che vi si frapponga.
Forse mai come in questa fase della storia contemporanea è venuto in chiaro il carattere ideologico, mistificatorio dell’apparato di dominio che sta espropriando i popoli della loro vita e del loro futuro.
Bisogna però trarne ogni lezione utile. Qui in Italia, in primo luogo, dove il più pesante sconquasso sociale è stato ammortizzato dal potere costituto con spettacolare facilità.
Noi non possiamo essere quelli che, di volta in volta, si riducono ad esprimere solidarietà a chi intraprende la via della lotta, una volta in Spagna, un’altra in Grecia, un’altra ancora in Francia.
L’espressione più alta di solidarietà e di condivisione non può che venire dalla capacità di realizzare nel nostro paese la battaglia che invece ancora langue.

Renzi, il Pd, appartengono alla stessa famiglia liberale, alla stessa oligarchia capitalistica di cui fanno parte Hollande, Merkel, Cameron, governi di centrodestra e di centrosinistra. Capirlo e farlo capire, fino in fondo, è il primo passo necessario per rompere le catene che ci avvincono.

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