Il quorum non è stato
raggiunto, il miracolo che avrebbe restituito al paese un briciolo di rinsavita
consapevolezza non si è compiuto.
Ora Renzi, più arrogante che
mai, insulta i cittadini che si sono ribellati agli interessi dei petrolieri e
ad un potere ad essi corrivo.
Ma non ha molto di cui
rallegrarsi. Sono quasi 16 milioni le persone che hanno respinto al mittente
l’invito sciagurato a disertare le urne, e più di 13 milioni di essi hanno
detto di voler abrogare la legge che permette di trivellare sotto il mare a “go
go”, con gravi danni e ancor più seri pericoli per il destino di tutti noi.
Anche di coloro che vivono (relativamente) lontani dai 7.000 km di coste della nostra penisola.
Così, la metamorfosi del Pd
in un partito sfrontatamente padronale e politicamente reazionario conosce
un’accelerazione ulteriore e prepotente.
L’invito a non recarsi ai
seggi ha tuttavia almeno un precedente, che merita ricordare agli smemorati,
che sono tanti: quello del giugno 2003, quando si svolse il referendum promosso
da Rifondazione comunista per estendere a tutti i lavoratori le tutele previste
dall’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori.
I Democratici di sinistra –
non più Pds e non ancora Pd – vi si opposero e invitarono a non recarsi ai
seggi.
Il quorum non fu raggiunto,
anche se ben 11 milioni di coloro che rifiutarono la diserzione votarono perché
un diritto fondamentale, segno distintivo della democrazia costituzionale,
divenisse universale. Non averlo fatto ha spalancato le porte al disegno
inverso: quello che ha poi portato, con il protagonismo attivo del Pd e del suo
capo plenipotenziario, alla liquidazione integrale dell’istituto. Ecco dove sta
l’uovo del serpente, schiuso il quale tutto è diventato possibile.
Dopo avere distrutto il
diritto del lavoro, le pensioni, il sistema di protezione sociale, la
prevenzione sanitaria; dopo avere attaccato i sindacati e magnificato le qualità
eccelse di Marchionne, dopo avere trasformato la scuola in una caserma, Renzi
si dedica ora allo smantellamento della democrazia e dell’idea stessa di
partecipazione popolare. Per poi chiudere il cerchio con l’abolizione del
Senato e con la riforma elettorale che fa del parlamento un “bivacco di
manipoli” e concentra il potere nelle mani di un partito solo e di chi lo
governa come il prolungamento di sé.
Attenti, dunque. Perché i
rottamatori della Costituzione sono in piena attività. E perché c’è un limite
oltre il quale tutto precipita, irreversibilmente.
Facciamo in modo che non accada, finché siamo in
tempo.
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