L’Europa, sedicente custode degli immarcescibili valori dell’Occidente,
si appresta a sdoganare la Turchia del “sultano” Recep Tayyp Erdogan e a
cooptarla nell’Unione europea.
Che il dittatore di Istanbul si stia macchiando di crimini orrendi contro
il popolo curdo, che nel suo paese sia soppressa la libertà di manifestare, che
esprimere pubblicamente opinioni anche solo tiepidamente avverse al governo comporti
l’imprigionamento e la tortura, che lì si stia praticando lo stragismo di Stato
e l’assassinio degli oppositori (come, da ultimo, quello di Tahir Elci, l’avvocato
curdo di Diyarbakir), che Erdogan stia costruendo i mattoni di un regime teocratico, che il
vituperato Califfato, l’Isis, si finanzi vendendo alla Turchia petrolio al
mercato nero sono cose di nessuna importanza per il cinismo dei signori
d’Europa.
Tutto ciò in cambio di un impegno ancora più indecente: la chiusura delle
sue frontiere turche per impedire il passaggio dei migranti verso l’Europa.
Come
si vede una volta di più, gli instancabili esportatori della democrazia e della
libertà, i governi europei che nel nome della civiltà si ingaggiano nella nuova
crociata contro Daesh, portano in palma di mano un alleato che ha per scopo
quello di distruggere i Kurdi, vale a dire proprio coloro che nel medio oriente
sono portatori di un progetto di società democratico e laico, i soli in grado
di sconfiggere l’Isis non solo con le armi ma in virtù della loro idea di
civilizzazione, contrapposta a quella dello Stato islamico.
Nessuna meraviglia, in fondo.
Si tratta della stessa Unione europea che attraverso l’austerity sta spezzando
la reni ai popoli del vecchio continente, che ha fatto del liberismo, della
lotta dei ricchi contro i poveri, del capitale contro il lavoro, la propria
fondamentale missione.30 Novembre 2016
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