Accordo anti-Brexit

L'accordo con cui Cameron cerca di far passare il sì al referendum sulla permanenza della Gran Bretagna nella Unione Europea dimostra la sudditanza dell’Ue ai paesi forti ma, contemporaneamente, ha in comune, in Gran Bretagna come nel terzo memorandum imposto alla Grecia, l’applicazione di politiche sociali violentemente reazionarie, sebbene rivendicate da Cameron e subite da Tsipras.

A pagare sono le classi popolari, i salari, il sistema di protezione sociale.
A beneficiarne sono le banche, gli oligarchi, i capitalisti che stanno accumulando fantastici profitti.

La Gran Bretagna ottiene per le sue grandi imprese la possibilità di pagare meno tasse; i lavoratori regolari provenienti dai paesi UE per 7 anni avranno invece meno diritti e garanzie sociali degli altri: una vera e propria forma di dumping sociale, misto ad un non più dissimulato razzismo, del tutto coerente con la politica dei muri, dei lager e dei fili spinati che vengono ovunque innalzati per fermare i profughi in fuga dalle guerre e dalle persecuzioni che l’Europa stessa, con la propria inerzia egoistica e con la propria complicità ha contribuito a scatenare.

Il progetto che vive e si afferma dentro la gabbia europea è l’edificazione di una società fondata sull’ingiustizia e sulla diseguaglianza più spinta.

Una società sempre più chiusa e ignorante, che si regge su una gerarchia sociale che vede al vertice coloro che monopolizzano tutta la ricchezza e stratifica in basso i cittadini sempre più espropriati: la grande massa ricattata dei lavoratori autoctoni; più sotto gli stranieri provenienti da altri paesi europei; più sotto ancora i paria dei senza diritti, i migranti, ridotti ad un’esistenza semischiavile e sottoposti ad uno sfruttamento così brutale da farci ripiombare negli anni Cinquanta del secolo scorso.

L'Unione Europea ha rinunciato a qualsiasi finta utopia democratica: è ormai chiaro che dentro quella camicia di forza non c'è futuro per la democrazia e i diritti sociali e del lavoro.

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